RAGUSA – Dopo i grandi successi di pubblico riscontrati per il divertentissimo e spietato “L’attrice” di e con Federica Bisegna e per il “Il re muore”, commedia tragicomica di Ionesco con la strepitosa regia e interpretazione di Vittorio Bonaccorso, la Compagnia G.o.D.o.T. di Ragusa omaggerà domenica 21 novembre ore 18 il grande romanziere Fëdor Michajlovič Dostoevskij per i 200 anni dalla sua nascita (1821/2021). Nato a Mosca l’11 novembre 1821, Fëdor Dostoevskij, la cui vita personale è stata una dolorosa avventura, è l’autore di opere celeberrime come Delitto e Castigo o I fratelli Karamazov. Insieme a Tolstoj è considerato tra i più grandi romanzieri russi di tutti i tempi, ed “uno dei massimi pensatori, le cui opere hanno influenzato, dall’ 800 in poi, tutti gli scrittori, poeti, drammaturghi di tutto il mondo – spiega il regista Vittorio Bonaccorso – La Compagnia G.o.D.o.T. vuole, nel suo piccolo, così come ha fatto in passato con altri grandi autori, omaggiare questo gigante della letteratura, sfiorando alcune delle sue più belle pagine, dei suoi romanzi e racconti più famosi”. Gli attori della compagnia teatrale accoglieranno i loro ospiti presso la Maison GoDot, il nuovo spazio teatrale sito in via Carducci 273 a Ragusa. Questa nuova “casa” è stata inaugurata coraggiosamente lo scorso dicembre con un debutto on line, in un periodo buio e di chiusure per i teatri italiani e, così come i direttori della compagnia la definiscono, è “un luogo in cui ritrovarsi e in cui assaporare il piacere del teatro e della sperimentazione; in cui stare insieme – ora che si può – e condividere emozioni”. E dopo le tante emozioni, risate e riflessioni che hanno regalato in questo magico spazio con “L’attrice”, ora riusciranno a coinvolgere il pubblico ed a trasportarlo in un’altra dimensione grazie al tributo a Fëdor Dostoevskij, il celebre scrittore, di cui ricordiamo questa frase famosa tratta da una sua opera: “Se avete in animo di conoscere un uomo, allora non dovete far attenzione al modo in cui sta in silenzio, o parla, o piange; nemmeno se è animato da idee elevate. Nulla di tutto ciò! – Guardate piuttosto come ride” (L’adolescente, 1875). Per info e prenotazioni è possibile contattare i numeri telefonici 339.3234452 – 338.4920769 – 327.7044022 – 339.3130315 o via mail a info@compagniagodot.it.
Intanto continuano le recensioni positive sullo spettacolo “Il re muore” andato in scena nei giorni scorsi in sei repliche molto partecipate, alcune in sold out. Il critico e docente Gino Carbonaro ha commentato così lo spettacolo: “Ionesco. Il Re muore. Uno dei capolavori della drammaturgia di tutti i tempi andato in scena al Teatro Ideal dalla Compagnia GoDot. Con la regia di un grande Vittorio Bonaccorso che decide di proporre al pubblico ibleo un tema che costringe chiunque a riflettere. Il Re-simbolo-e-protagonista del dramma è l’uomo che vive la sua vita ritenendosi potente, importante, capace di dare ordini anche alla Natura, capace di dire anche “fermati o Sole”, a un astro che ubbidisce, Re che ha combattuto e vinto mille battaglie, sottomesso popoli, ucciso innocenti, e convinto di avere un potere infinito, questo-Re deve sapere che è malato e deve morire, come tutti gli uomini della Terra. Allora, si accorge di essere nulla. Si accorge che nessuno può aiutarlo, si accorge che è solo, e prende coscienza trepidando che il confine della vita è il Nulla. Ed è allora che Ionesco fa il suo personale testamento: riportando sulla scena le sue considerazioni su quella che è stata la vita per lui, e sarà per tutti. La vita è una corda tesa fra due Nulla. Il Nulla che c’era prima di nascere e il Nulla che ci sarà dopo. Ma, in quel segmento di vita e di coscienza del vivere, cova dentro di noi l’angoscia, perché la vita (sorta di comodato d’uso) è un viaggio accompagnato dall’ombra discreta di una “Signora”, che in qualsiasi momento, può bussare alla porta per notificare che il viaggio è finito. Angoscia, isolamento, solitudine sono categorie della vita che ognuno di noi cerca di rimuovere con piccoli piaceri e stratagemmi. E, poco prima di morire, mentre osserviamo davanti a noi una Terra che si spacca, e un baratro che inesorabile si apre davanti a noi, il Re si nutrirà di una”Memoria senza ricordi”. Ed è allora che l’uomo pensa di lasciare ai posteri il ricordo della sua vita, e scrive il libretto di una pièce teatrale che riporta il suo nome. Libretto che sarà riposto insieme ad altri libri in uno scaffale di biblioteca fra tante migliaia di altre pagine che vivranno fintanto che le tarme non le metabolizzeranno. Insomma? La prova del vivere non sarà superata da nessuno, né dai Re-che-muoiono né da Ionesco che sa di essere un Re-vivo che dovrà morire. Ma, il teatro è un simbolo. Il messaggio è rivolto a tutti i mortali. E se il Teatro serve per fare riflettere, Eugène Ionesco e Vittorio Bonaccorso con la sua stupenda Compagnia, gestita insieme alla grande Federica, in quello Spazio-Tempo, dove tutti pendevamo dalle parole degli Attori, tutti siamo stati obbligati a pensare che tutti i Re della Terra (ognuno di noi) dovremo morire. Abbiamo così capito perché la pièce portata in scena dai “GoDot” è importante. Soprattutto perché il tema trattato è di pura Filosofia, che Ionesco tratta “non” come se si trattasse di una Tragedia, ma come se il tema trattato (quello della vita è della morte) possa fare ridere, come se l’uomo fosse una marionetta gestita da eventi più forti di lui. Adesso, è per me atto dovuto chiedere scusa a chi mi legge. Non ho ancora parlato delle attrici e degli attori in scena: la sempre bravissima Federica Bisegna grande appassionata e geniale maestra della Compagnia, nel ruolo di prima regina moglie del re Bérengèr, le stupende Rossella Colucci e Federica Guglielmino, il “pilot” Alessio Barone, l’eccezionale Lorenzo Pluchino, tutti bravissimi, tutti trans-feriti nei personaggi che interpretavano. E non ho parlato di un attore superlativo e un regista eccezionale (secondo a nessuno) che ha colto l’anima di un messaggio che riguarda tutti noi. Regista che sa cosa è “Teatro” e usa (e sa usare) tutti gli strumenti necessari per costruire uno spettacolo: la musica (ma forse è meglio dire il suono), i colori, i vestiti, le luci, il movimento, la scenografia semplice ma stupenda costituita anche da pannelli se-moventi, che fanno parte del linguaggio teatrale, e soprattutto la coreografia, stupenda degli attori in scena. Che dire ancora? Voglio dire che il lavoro più importante di Vittorio e Federica sta nel rapporto con i suoi attori e i suoi fantastici alIievi che sono consapevoli di vivere in quella fucina di cultura, una esperienza impagabile è irripetibile. Un viaggio nel fondo della coscienza di tutti noi. E se questo è definito “Teatro dell’Assurdo”, io per assurdo dico che, all’interno di quel teatro Ideal ho fatto un viaggio che mi ha costretto a chiedermi chi sono io? Chi siamo noi? Cosa è la vita. E mi ha fatto capire sempre di più che questa Compagnia GoDot rappresenta uno dei fiori all’occhiello di questa Città. Un centro potente di cultura”.
17 novembre 2021
ufficio stampa
Carmelo Saccone per MediaLive