*MARINA DI RAGUSA –* La vita di un’opera d’arte non ha mai una fine, continua a scorrere inesorabile nel messaggio che lancia. Una volta plasmata dal suo autore, che sia sulle pagine di un libro, su uno spartito o su una tela non importa, il suo messaggio va verso il “per sempre”. Accade anche per l’installazione “Un sogno nel blu” realizzata in estate dall’artista Sandro Bracchitta sulla parete esterna del Met, a Marina di Ragusa, per il progetto d’arte urbana #met2b 2019 – Urban Art Meeting con la direzione artistica degli architetti architetti Elisa Muccio e Danilo Dimartino, su iniziativa di Thomas Battaglia, proprietario del Met, e con il testo critico di Elisa Mandarà. Il messaggio dirompente dell’opera, che ha voluto far riflettere sul sogno di una vita migliore e sui drammatici viaggi della speranza, alternando il blu scuro delle onde che inghiottono per sempre i migranti all’oro luccicante delle coperte termiche con cui vengono soccorsi coloro che si salvano, è un messaggio che continuerà a vivere anche adesso che l’installazione è stata smontata. Resterà impressa in chi l’ha ammirata dal vivo, in chi l’ha conosciuta tramite il catalogo, in chi ne ha sentito parlare e da essa si è lasciato anche solo sfiorare. L’opera è stata esposta per mesi sul prospetto esterno del noto locale: violentemente delicata con i suoi colori oro e blu, per settimane ha raccontato una storia di attese, a volte di disperazione, un racconto a lieto fine, ma a volte no. Ha silenziosamente parlato di persone, uomini, donne e bambini, dei loro sogni e delle loro speranze, spesso infrante in un mare dal blu profondo. Blu come l’acqua che ti culla nel grembo materno, blu come gli abissi attorno ad una barca che non vedrà mai la riva. O forse sì. Oro come la speranza, come le coperte isotermiche che proteggono la vita in una lotta impari con la natura. Come l’oro di una società ricca e prosperosa che i migranti sperano di trovare nel loro sogno di un nuovo domani. Lontano dalle polemiche e dalle strumentalizzazioni politiche, il maestro Bracchitta ha racchiuso il sogno di migliaia di migranti nella sua barca-guscio, diventata strumento di viaggio, ma al tempo stesso dimora protettiva, rifugio dai drammi del passato e porta d’ingresso verso il futuro. Non una denuncia, ma la storia di quel Mare Nostrum che è luogo di speranza e di oblio insieme e che oggi, come testimone, può passare di mano in mano: un lascito prezioso su cui continuare a riflettere.
02 novembre 2019
ufficio stampa Michele Barbagallo per MediaLive